Ho scelto di far “sentire” le parole di una persona a me molto cara.
Ho scelto di riportarle, senza alcun modifica, perché è importante poter capire e comprendere cosa significa soffrire di endometriosi.
Ho scelto di accogliere le sue parole e sentire il suo dolore.
Perché è proprio così, endometriosi, così come per tutte le altre malattie croniche, è dolore fisico e mentale che purtroppo accompagna costantemente la vita delle donne che ne sono affette.
“ Dal greco ἔνδον, éndon, dentro; μήτρα, mētra, utero; suffisso -ωσις, -osis, condizione morbosa; nota al mondo come endometriosi, è una malattia cronica di cui soffrono, inconsapevolmente, 3 donne su 10.
Si, avete capito bene, 3 su 10.
Molte di loro, in realtà, non sanno di avere questa patologia. Altre, pur consapevoli, la sottovalutano, un po’ per retaggio culturale, un po’ perché in alcuni contesti è quasi normale soffrire durante il ciclo.
Infine altre, come me, consapevoli e agguerrite, la combattono tutti i giorni. Avete letto bene,tutti i giorni. Purtroppo l’endometriosi nella sua forma peggiore rende impossibile la vita di chi ne soffre. Tra sbalzi di peso, vita a fisarmonica, emicrania, dolore alle ossa, vampate di calore e crampi addominali, senza accorgertene arrivi alla agoniata settimana del ciclo. La peggiore in assoluto. La definirei lunga,abbondante, dolorosa ed estenuante. Vai avanti ad antidolorifici… Tutti parenti della stessa molecola, della quale a lungo andare diventi assuefatta. Ma il danno peggiore che l’endometriosi provoca non è tanto a livello fisico quanto a livello mentale. Combatti con l’incomprensione generale, con la superficialità e l’ignoranza ma soprattutto combatti con chi fa di te una cavia. Ancora oggi pur essendo particolarmente diffusa è una malattia molto sconosciuta. Se poi per caso pensi di voler provare a fare un figlio? beh armati di pazienza,di forza e determinazione, ne avrai bisogno. Di sicuro, non ti aiuterà a guarire ma di certo ti aiuterà a stare meglio, trovare qualcuno in grado di ascoltarti e di comprendere questo tuo disagio con la consapevolezza che non sei sola.
C’è un mondo che insieme con te combatte.”
Grazie per il tuo coraggio. Grazie per aver condiviso con me e con chi ci leggerà il tuo dolore.
Quel dolore che è diventato un , non ben gradito, nella vita quotidiana.
Il dolore è come un passeggero di un autobus, di quelli che non piacciono, arrogant
e, pressante, che ci fann
o paura. È un passeggero che arriva ogni giorno. È così presente che pian piano riesce a sedersi proprio accanto all’autista e in maniera presuntuosa e anche fastidiosa, da ordini su come dobbiamo dirigere il nostro autobus. Quando arriva abbiamo così timore che seguiamo i suoi ordini e i suoi desideri.
L’autobus non segue più il nostro percorso originario ma una strada dove è più facile tirare
su altri passeggeri poco piacevoli il signor dispiacere, la signora disperazione accompagnati da colpa, vergogna e l’insopportabile paura. E non ci lascia, neanche se lo supplichiamo, neanche se siamo arrivati a destinazione..
Tuttavia, quando notiamo che vuole prendere il comando del nostro autobus, è importante ricordarci che siamo noi gli autisti del nostro autobus e possiamo ritornare a scegliere il percorso, seppur difficile o lungo.